- Stregare il mondo ed ogni sua creatura, crescere spighe di grano a Gennaio, Sfidar la morte senza aver paura. Come un cammello entrare nella cruna, librarmi, equilibrista squilibrato. Uno che sa stralunare la luna: Polsi di pietra e cuore alato. Se sapessi un dì innamorarmi di quelli che non - ama - nessuno.. Se potessi portarli lì dove il vento dorme.. Se crescesse acqua dalla Luna. Se crescesse acqua dalla Luna. (Volevo diventare)

- Today on #vogue My Place with no name (Oh, take me to a place with no name or can we please 80s again? (I walked down towards the end of the road, and in the fog a woman appeared. She said - don't you worry my friend I'll take care, take my hand, I'll take you there)

- My Encyclopedia at first daylights.

- Cause after all, Nothing's indestructible. (Aspetti aspetti ma cosa aspetti? A volte bastano quattro mesi per costruire il futuro)

- Che ero qui, seduta e pronta a costruire e adesso sono sospesa. Aspetto. Fotografo nelle iridi mille volti al secondo ed aspetto di ritrovare la belva assegnata che avevo intravisto nella folla. Siedo sulla riva ed aspetto. Solo da questa strada si può passare. (Lení, ma perché piangi?)

- La prima volta che mi presero come donatore, il mio DNA sembrava piacere un po' a tutti e mi sottoposero un foglio: -Tramite la presente si accetta il consenso del Rischio. Il rischio era rimanere paralizzati. La parola - Rischio, poi, ha iniziato a piacermi meno, ma perché dovevo - Correre un rischio, se già, per un pelo, avevo scampato un destino che stava per cambiare tutto. Quindi sulla mia copia, invece di - Rischio, leggevo - Responsabilità. Io accetto la responsabilità di cambiare la vita altrui. Provando a fare bene, più spesso forse, facendo male. Ritrovai il rischio quando mi piacque così tanto la statistica che mollai per diciotto mesi la chimica e iniziai ad appassionarmi alla stocasticitá. Imparai che - Stocastico, è un fenomeno che non segue leggi predefinite della fisica meccanica classica o della termodinamica. Ad oggi, quando valuto la parte statistica del mio lavoro, si aprono due strade: agire per riparare e migliorare o, assumersi il rischio per conoscenza ed esperienza. Non è facile. Nemmeno scegliere su quale treno salire lo è. La responsabilità viene confusa col rischio. Per questo ne ho compreso la differenza. E la differenza è che non sempre possiamo assumerci la responsabilità di quel che accade o di quel che qualcuno pensa o di come, poi, reagisce al nostro singolo universo. Alle volte bisogna correre semplicemente il rischio. Non ho capito se vadano insieme, chi prima o chi dopo, ma sicuramente non son la stessa cosa. Allora ho tolto la parola Responsabilità dal mio foglio e ho lasciato solo il Rischio, perché mi piace più correre che assumere. Semmai abbia vissuto per addizione, diventando grande ho scelto di procedere per moltiplicazione. Moltiplico la protezione per aver visto già molte cose e molte cose prima di tutti. Perciò.. Ti concedo di correre il rischio ponendoti nella condizione di minor.. rischio, di assumertene la responsabilità senza dubbio sull'aver giocato al massimo. Poi, se preferisci, puoi fare anche il contrario. L'importante è che tu sappia che correndo il rischio, ti assumi la responsabilità di aver compreso che - ogni scelta presuppone una perdita. Quindi. Scegli bene la tua corsa. Scegli bene il tuo treno.

- Avevo un miliardo di cose in testa stanotte e adesso non le ricordo più. Mi batte in testa una canzone - È meraviglia, perversa, La bellezza. (Si guarisce dal silenzio?)

- È inutile negarlo, stiamo tutti cercando un posto da chiamare casa. Se non lo dici ad alta voce, tranquillo - Shh. Non esiste. E per la via accadono fili di panni stesi e sedie abbandonate. Automobili di ricordi e profumi conosciuti. Lo stai negando, nascosto dietro l'insofferenza di una vita che hai paura ti leghi ad un dito, e per quel dito ti chieda di non deludere, di non tradire. Di non mancare, di dosare le parole, di mettere in discussione la tua grezza sensibilità mai domata o mai spiegata e che, che avrebbe bisogno di zucchero e pelli, per uscire fuori come un nodo dalla gola. Lo vedi? Il fisico rallenta quando trattieni qualcosa. Ti arranca e ti arrabbia. È inutile negarlo, tu vorresti chiamare casa e dire - Non lasciarmi mai, ti prego stai qui, Salvami. Credimi. Sentimi. Ma alla fine del giorno, vince la paura. E allora più paura provi, più ti violentano specchi intorno e trovi solo quel che dentro aggroviglia le viscere e che neanche più hai voglia di riconoscere. Ma è lì, quel baule pesante che trascini e pedante, ti riporta come elastico indietro e scavalca il tempo e ti sovrasta e la notte non ti lascia dormire. Ed alba dopo alba, arrivi ad odiare lo specchio che ti calma, lo specchio che non hai razionalmente, realmente scelto e su cui siedi sopra per non riflettere. O per non rifletterti, immagine. È inutile negarlo, stiamo tutti cercando un posto da chiamare casa. Non c'è libertà nella notte, in tutta questa leggerezza dimenticante, nella dissolutezza di un giovane che non sei. Là sotto. Allora venga giù come luce, la luna, una luna ad un quarto che t'ha aperto uno squarcio che non hai digerito. Trapassati dell'altro accanto e poi.. ..poi il prossimo mattone. Od il prossimo monsone. (Io non mento e son più forte, tu dove vai?)

- Ho scoperto la potenza, Quella volta che sono rimasta sola ed era tutto sbagliato là fuori. Così, mi sono chinata dinanzi ai No ricevuti e ho concesso loro la possibilità di un Sì. Sono il primo e l'ultimo treno, a binario unico o carrozza doppia. Ho scoperto di far sentire le persone piccole e destare la loro attenzione quando, come sempre, adopero silenzio. Ho scoperto infine di essere invincibile e quindi molto più spesso, cosa rara e preziosa. Io accado. Io sono. E questo, beh, questo mi basta per conquistare ogni cosa. Non aspetto, sono veloce, resto in ascolto. Di nuovo, inizio.

- Madálena de ojos dorado: Chiedere scusa non vuol dire concedere la ragione all'altro. Non ha a che vedere col lessico delle convenzioni in cui - uno vince/l'altro perde. Chiedere scusa significa rimettere a se stessi il proprio limite e offrirsi, Completamente. Io sono umana, fallace e per questo intera. Non ho bisogno di saperti. Bensì di vederti, nella parte opposta di universo. Ti offro il fianco su cui sferrare un altro colpo. Lo RI-conosci? 15 Dicembre 2012 - 15 Dicembre 2022.

- Ho scoperto di aver tradito ed usato. Imposto vincoli e veti, allontanato, circoscritto, mancato d'ascolto, abusato d'egoismo, dimenticato di esserci e regalato assenze. Ho scoperto di non aver supportato, sopportato, accolto, diviso il peso, condiviso. Ho scoperto di essermi messa in competizione e mancato di rispetto, ho scoperto di non aver usato parole di gentilezza. Ho scoperto infine che ad ogni immagine ho fatto sì che si associasse rabbia ed infelicità. Crollo come torre in fiamme e ricostruisco. Adopero il silenzio sulla linea del fuoco e non ho paura di lasciar andare. Nessun ma, nessuna obiezione, mi lanciano dardi e non rispondo. Io valgo questa testa, questa faccia, la mia meraviglia. Aspetto la primavera, quella vera. Lontano da questa cecità. L'universo chiama forte. - Non cercare acqua nei pozzi vuoti. Non restare dove non fiorisci.

- Il problema di chi non ha distrazioni Una casa a piedi nudi sulle scale Un saliscendi di momenti Una bugia incastrata nei denti Una porta chiusa da dentro Una musica stupida che parla d'estate Un posto da arrivarci Un letto per svegliarci Molte cose le avrò lasciate In una stanza qualunque Perdendo un pò di me Comunque, ovunque Il vecchio funerale della televisone La popolarità serve a salvarsi E Roma è sempre Roma Anche dal sedile di un taxi Le città che cambiano La guerra ha la stessa natura del gioco E sono troppo uguali Per aspettarne il dopo Molte cose le avrò lasciate In una stanza qualunque Perdendo un pò di me Comunque, ovunque Quel luogo dove i fantasmi dei ricordi Danzano a braccetto con quelli del futuro Tu lo chiami la stanza della mente Dammi retta, non entrare Lo sai che hai paura Le voci, non le senti le voci? Si confondono col rumore della pioggia che batte sui vetri Sono le voci delle parole che non hai mai detto A tuo padre, a un amico A uno stronzo sul treno A lei che se n'è andata quella sera d'inverno E non è tornata più Le parole che non sei riuscito a dire Le hai chiuse li dentro Per troppo tempo E ora saltano, rimbombano, gridano, sbraitano, si spingono Ballano isteriche sulle note di una musica da baccanale che ti scoppia nel cervello E tu vorresti uralrle, vomitarle fuori come si fa con qualcosa Che ti aggroviglia lo stomaco Come se le avessi tenute dentro per troppo in quella maledetta stanza segreta nella mente.